Mobilità umana: Apollo e Dioniso, nomadi, migranti, pellegrini e turisti

Résumé

L’estrema complessità del fenomeno della mobilità umana impedisce una sua classificazione esaustiva. Di contro, è interessante approfondire la percezione/consapevolezza che l’umanità ha di vivere oggi in condizioni di non radicamento e di amare/odiare gli spostamenti. La condizione postmoderna degli esseri umani appare proprio quella di vivere in perenne mobilità, sia in termini materiali che esistenziali. Il Dasein, l’essere consapevoli della propria autenticità perché situati in un luogo, di Martin Heidegger ci vieterebbe di pensare che il viaggio serva a provare esperienze autentiche. Questo contrasta con l’incitazione di Friedrich Nietzsche a vivere una vita con orizzonti di infinite prospettive e a mettersi, quindi, in viaggio, in un confronto continuo tra apollineo e dionisiaco. Apollo e Dioniso sono ancora in viaggio per il Mondo e si dirigono a Delfi, dove continueranno a condividere il tempio e le vette del monte Parnaso, alternandosi sul soglio dell’altare col cambio delle stagioni. La conoscenza acquisita durante un viaggio che segue un itinerario tracciato su una apollinea mappa è capace di vincere l’enigma dell’orientamento; la conoscenza acquisita con il vagare nomade sarà disordinata, irrazionale come l’ebbrezza dionisiaca che dà il vino, ma sarà estatica, porterà l’uomo a conoscere senza mediazioni come funziona il mondo. Se chi si interessa di mobilità umana è alla ricerca di una qualche spiegazione delle motivazioni profonde e variabili con lo spazio/tempo che sono alla base del vagare dell’umanità sulla Terra dovrà onorare entrambi gli dei di Delfi, pena la perdita di conoscenza piena dei fenomeni.

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