Stare da entrambe le parti di uno specchio

Call n. 4

Stare da entrambe le parti di uno specchio.

Modelli e pratiche di riconoscimento dell’Alterità.

 

 

Richiamandoci alla lezione di Fernando Ortiz, di Georges Devereux, di Alain Goussot, di Lidia Curti, questo numero della Rivista intende accogliere i contributi di studiosi sugli orientamenti teorici e metodologici sulle pratiche d’inclusione discorsive e relazionali che consentano di creare spazi sociali inediti e condivisi. In un tempo storico segnato da guerre e conflitti, da diaspore e dispersioni, dalle innumerevoli forme di fragilità esistenziale e sociale, il passo cruciale da compiere nelle pratiche di inclusione è cogliere la sostanziale costruzione transculturale e meticcia delle nostre identità.

L'analisi transculturale delle situazioni umane riconosce le sue origini nelle ricerche di Fernando Ortiz che per primo coniò, nella Cuba degli anni Quaranta, il termine transculturacion per indicare che gli attraversamenti di diverse culture come la spagnola, la creola, la caraibica ed altre costituissero un arricchimento per l’influenzamento reciproco, senza prevaricazione dell’una sull’altra, contribuendo, in pari tempo, al processo di costruzione dell'identità e della personalità, contatti durante i quali ciascun soggetto dà e prende (toma y daca) qualcosa all'Altro. All'interno di questo orizzonte di ricerca nasce pochi decenni più tardi la psicoterapia transculturale, che prende origine dal pensiero di Georges Devereux. Nella sua lunga ricerca psico-antropologica fa emergere in maniera chiara la complessità dei legami tra cultura e individuo, e le implicazioni che da essi derivano per la comprensione e la cura della sofferenza psichica. Contemporaneamente, visioni culturali (o disciplinari) differenti della stessa esperienza necessitano di un approccio “complementarista”, instaurando un doppio discorso nel quale la lettura della sofferenza dell'individuo si potrà avvalere di spiegazioni diverse che non si possono integrare ma che possono contribuire a dare una visione più ricca della situazione in esame.

Alain Goussot, pedagogista e formatore, ha trasferito nel campo educativo e pedagogico la lezione di Devereux: nelle scuole e nelle aule universitarie occorre attivare laboratori didattici sul viaggio, sulla storia dell’emigrazione, tramite i racconti, le storie, le esperienze, le testimonianze e gli scrittori. Il racconto, nelle infinite forme di rappresentazione del Sé e degli Altri, delle relazioni tra il Sé e gli Altri (dalla letteratura alla musica, al cinema), possono offrire la possibilità di comprendere meglio i meticciamenti culturali che ordiscono le trame esistenziali di tutte le individualità e definire di volta in volta le nostre pratiche di inclusione.

Non meno rilevante è stato il contributo di Lidia Curti: nel suo magistero e impegno scientifico ha rinnovato i linguaggi della scrittura femminile, valicando i confini tra discipline, muovendosi tra lingue e culture diverse, dando voce al corpo secondo un’estetica del discontinuo, dell’asimmetrico, capovolgendo i canoni del bello e del brutto, corteggiando l’eccesso e la mostruosità, tra innesti, metamorfosi e contaminazioni, portando nell’insegnamento una passione civile che ha fatto di lei una figura carismatica per molte generazioni di studenti e di studiosi. A un approccio più tradizionale ha preferito una commistione fra linguaggi ed espressioni eterogenee, mettendo sullo stesso piano la letteratura “colta” con le arti visive, del teatro, del cinema e dei media e ha posto le basi per quella pratica che oggi viene più comunemente identificata come intersezione.

Torna utile allora la metafora dello specchio: “Stare da entrambe le parti di uno specchio”: è la metafora adottata nel 1924 da T.S Eliot, con cui lo scrittore inglese spiega al critico J.A. Richards l’esperienza di leggere testi remoti nel tempo e nello spazio, come quelli in sanscrito.

Metafora ripresa poi in comparatistica sui rapporti fra Oriente e Occidente e ancora nell’immaginario umano, nel cinema e nella psicanalisi. Lo specchio diventa una metafora potente per evocare l’alterità: vedere se stessi come un altro, come un doppio asimmetrico e costruire così la propria identità attraverso il confronto, comprese anche tutte le connotazioni di elusività che l’oggetto comporta. Stare da entrambi le parti di uno specchio significa in fondo valorizzare un elemento che è alla base dell’atto di confrontare, oltre ad essere fondamentale in ogni relazione umana: l’empatia. Confrontare diverse letterature, generi, linguaggi, saperi implica identificarsi pienamente con l’alterità in tutte le sue forme molteplici, senza seguire gerarchie prestabilite.

La Call è rivolta agli studiosi e agli operatori che lavorano nel campo della salute, dell’istruzione, della formazione degli adulti, dell’aiuto, per contrastare ogni forma di esclusione. Parlare di una prospettiva transculturale significa quindi collocarla in una dimensione antropologica, pedagogica, etnografica, storica, letteraria, psicologica e di ricerca puntate sugli attraversamenti interdisciplinari che la Rivista auspica e incoraggia.

 

Riferimenti:

Curti L. (2006), La voce dell’altra, Meltemi, Milano, 2006.

Devereux G. (1972), Ethnopsychanalyse complémentariste, Flammarion, Paris (tr. it., Saggi di etnopsicoanalisi complementarista, FrancoAngeli, Milano 2014).

Eliot T. S. (1922), Waste Land, Horace Liveright, New York, (tr. it, La terra desolata - Quattro quartetti, Edizioni Ponte alle Grazie, Firenze, 2022).

Goussot A. (2012), L’approccio transculturale in educazione, «Educazione Democratica», Essere Rom in Italia e in Europa, numero monografico, 4 giugno.

Goussot A. (2014), L'approccio transculturale nelle relazioni educative. Il contributo di Georges Devereux tra psicoterapia e educazione, Aras, Fano, 2014.

Ortiz F. (1940), Contrapuento cubano del tabaco y el azúcar, J. Montero, Habana, 1949 (tr. it., Contrappunto del tabacco e dello zucchero, Rizzoli, Milano, 1985; poi Città Aperta, Enna, 2007; poi Borla, Roma, 2024).

 

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Il termine per la consegna dell'articolo è fissato per il 10 marzo 2024.

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  1. a) Passaggi tra le scienze: max 40.000 caratteri (spazi inclusi); inclusi long-abstract (in inglese: 300 caratteri, spazi inclusi), parole chiave, bibliografia.

 

  1. b) Pratiche di trasformazione: max 35.000 caratteri (spazi inclusi); comprensivo di parole chiave long-abstract (in inglese: 300 caratteri, spazi inclusi), bibliografia, eventuali grafici/tabelle).

 

  1. c) Memorie transculturali nelle pratiche artistiche contemporanee e curatoriali: max 30.000 battute (spazi inclusi); comprensivo di parole chiave long-abstract (in inglese: 300 caratteri, spazi inclusi), bibliografia, eventuali grafici/tabelle.

 

Altre seguenti sezioni della rivista:

  1. a) Conversazioni impossibili. Interviste immaginarie o reali ai "classici": max 20.000 caratteri (spazi inclusi), compresi abstract (200 caratteri), parole chiave, bibliografia. L'articolo deve essere sempre preceduto da un abstract in inglese seguito dal testo nella lingua madre dell'Autore/Coautori.

 

  1. b) Lo scaffale di Zenodoto di Efeso. Un libro e un film al mese: max 10.000 battute (spazi inclusi).

 

  1. c) Immagini in movimento. Album fotografico in composizione. Tra le 8 e le 10 fotografie, in jpg, in bianco e nero oa colori, precedute da una nota biografica dell'autore/i e accompagnate da un commento.

 

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