“Grandi dimissioni” e pedagogia del lavoro
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Come citare

d’Aniello, F. (2023). “Grandi dimissioni” e pedagogia del lavoro. TransCulturale, 2(2), 39-48. Recuperato da https://mimesisjournals.com/ojs/index.php/transculturale/article/view/2681

Abstract

La soggettivazione dell’uomo al lavoro è prodotta dal principio animatore del capitalismo e della governamentalità neoliberisti: la concorrenza. Ad essa si aggancia la prestazione, intesa quale misura della capacità di ciascuno a concorrere nell’arena del mercato. Quindi, divenire competitivamente performativi è la parola d’ordine e, conseguentemente, l’alterità viene avvertita come nemica. L’emergenza pandemica ha contribuito a far riflettere sul peso ontologico della totalizzazione della facoltà produttivistica di potere dettata dai rapporti neoliberisti di produzione e sulle sue derive anche patologiche. Ha concesso agli uomini di riscoprire la loro fragilità, quella debolezza dell’essere che consente di aprirsi all’altro e di avvertirlo come prossimo. Ha, dunque, contribuito all’esplosione del fenomeno della great resignation, il quale, oltre ad altre cause, vede come protagonisti proprio il rigetto della logica competitiva e performativa e il desiderio di cura delle relazioni umane. Questo articolo ha come obiettivo quello di proporre delle linee pedagogiche finalizzate a celebrare tale cura, puntando sulla formazione della competenza ad agire con impegno responsabile in vista di una “relazionalità riconoscente”, della tessitura di relazioni etico-educative e di una collaborazione autenticamente educante. 

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