Abstract
Viene analizzata una recente sentenza della Corte di Cassazione del 2020 di condanna per esercizio abusivo della professione di psicoterapeuta contro una psicanalista «laica». Il motivo della condanna consiste in tutta una serie di errori puntualmente, e non senza ragione, interpretati dal giudice come risalenti a una pratica di tipo sanitario, e mostra la carenza di una chiara concettualizzazione, diffusa anche tra gli analisti laici, delle differenze tra psicanalisi e psicoterapia.
