Abstract
A seguito di una sentenza di condanna comminata a una psicanalista laica nel 2011 si è venuta a creare una situazione paradossale, che sventa le ambiguità di molti falsi sostenitori della psicanalisi laica, sempre pronti a piangerne la morte. Non solo da tale sentenza la psicanalisi laica non è messa fuori gioco, in quanto la sentenza è valida solo per quelle forme di psicanalisi che si sono date un obiettivo sanitario (eliminare la sofferenza, guarigione) e non invece conoscitivo, come è per Freud la vera psicanalisi; ma risulta anche che, se il colloquio psicanalitico, freudianamente inteso, non ha finalità guaritrici, ossia sanitarie, la psicanalisi non può essere un’attività «protetta». Quindi non aderire alla legge 56/89, come ha fatto
consapevolmente la SPF, ha significato mantenere l’esperienza analitica nella propria fisionomia originaria freudiana.