Abstract
La storia dei corpi, o per meglio dire delle rappresentazioni della corporeità, del corpo sessuato attraversa come un fil rouge una sostanziosa parte della vicenda, complicatissima, della cultura occidentale. Il corpo è un vettore di significanti e significati, è lo strumento primario con il quale ci si presenta, come soggetti, sia all’interno dello spazio pubblico sia della sfera privata. La corporeità assume, a seconda delle epoche, simbolismi e significati sempre nuovi e diversi ma senza dubbio va notato come sia soprattutto l’associazione semiotico-filosofica tra corporeità e differenza sessuale, tra corpo e genere a risultare pregna di implicazioni. La storia dei corpi è infatti in primis una storia della sessualità e delle pratiche culturali legate alla sessualità. Al contempo, per tale motivo, il corpo sessuato ha sempre agito e continua ad agire come un limite, un margine che in alcuni casi si intende valicare, spesso con fatica, e che in altri è una barriera dietro la quale ci si trincera. Seguendo questo impianto teorico il saggio proposto intende indagare come attraverso la rappresentazione letteraria e la fiction tra la fine del XIX secolo e la contemporaneità, facendo particolare riferimento alla cultura anglosassone, i corpi sessuati, feticci di sessualità e orientamenti ‘divergenti’ abbiano di volta in volta svolto la funzione di limite, di gabbia o di margine invalicabile. Come si supera questo limite? Perché il corpo sessuato ‘non conforme’ diventa strumento di marginalità? Queste sono le domande di ricerca alla base del presente lavoro che presenta un impianto teorico squisitamente interdisciplinare e indaga nei linguaggi diversi della letteratura e della fiction televisiva cogliendone i significati culturali, pedagogici e filosofici.