Sulla rivista

Margins Marges Margini è una rivista elettronica WordPress multilingue di Studi Letterari, Linguistici e Culturali diretta da C. Bruna Mancini (Università della Calabria, IT), Elisabetta Marino (Università degli Studi di Roma Tor Vergata, IT) e Robert T. Tally (Texas State University, USA). Si dedica alla condivisione di contributi di carattere letterario, storico, artistico-culturale, umanistico e sociale attraverso una prospettiva transdisciplinare e plurilinguistica.

I margini sono il regno del cambiamento, della trasformazione, della fluidità, del (ri)posizionamento. Essere al margine rappresenta la trasgressione, l’interdetto, l’eccentrico. Scegliere il margine, che si oppone alla centrale/accentrata cultura dominante, vuol dire occupare uno spazio di resistenza. Incarnare la marginalità e il contropotere è essenziale, dunque, per costituire, decostruire e ricostruire la complessità del reale.

Pensare e ripensare il confine significa anche riconsiderare lo spazio in una prospettiva geocritica che lega linguaggio, identità e rappresentazione al setting, sia casa, paesaggio urbano o rurale, o finanche (fanta)scientifico o digitale. L’universo domestico, ad esempio, strettamente connesso alla scrittura femminile, assume un carattere ambivalente: luogo familiare, da proteggere e che protegge, si trasforma a volte in casa-prigione, dove la dialettica dentro / fuori crea dinamiche di eversione. Le pareti, linee di demarcazione tra esterno e interno, grazie alle possibilità di semantizzazione dell’“al di qua” e “al di là”, assumono una cifra destabilizzante a dispetto della loro funzione di sostenere altri elementi e delimitare uno spazio. E così, la domus può anche assolvere una funzione eccentrica e diventare luogo dell’inquietante, il freudiano Unheimliche.

L’idea di border/margin apre molteplici possibilità. Border è frontiera che diventa uno spazio di transizione dove forze e soggetti diversi entrano in relazione e modificano la propria identità. Border come confine crea una linea di divisione a protezione di spazi politici, sociali e simbolici costituiti e consolidati. L’attraversamento dei confini, dei limiti, delle marginalità pone questioni di cittadinanza e appartenenza. Basti pensare quanto per alcune identità in movimento, in divenire, in trasformazione sia difficile riconoscersi in uno spazio di apparenza o in cui riconoscersi. Eppure, superare quella linea di confine rappresenta un’apertura nel sé, un accrescimento di ciò che è possibile essere, un venire a nuova vita.

Abitare i margini è forza propulsiva, di cambiamento, di movimento, di rinascita. I testi che abitano e danno voce a questi margini e restituiscono complessità alle pratiche che partono dal border, dal confine, dalla condizione della soglia, dell’ibridazione, dell’impurità testimoniano esperienze artistiche disorganiche e destabilizzanti rispetto a possibili classificazioni e oppongono ai concetti di sicurezza, frontiere, purezza, le forme mobili legate alla extra-territorialità e alla trans-territorialità. Hanno la capacità, insomma, di elaborare e promuovere un processo continuo di trasformazione e evidenziano il movimento verso l’altrove, la tensione verso lo sconfinamento.