Materialità immateriali: il paradosso delle skin

  • Giulia Ceriani

Abstract

Nella misura in cui attualmente si privilegia volentieri la discussione sui materiali - la loro natura, il loro riciclo - rispetto a quella sulle forme, la questione della dematerializzazione si pone con grande forza. O di una materialità che è solo un effetto, quando si tratta di rappresentazione all'interno degli universi digitali. Cosa succede a quelle sostanze espressive che rimandano a una qualche forma di fisicità (ad esempio la seta o la pelle), quando vengono ricondotte a puro effetto in un contesto digitale? Si tratta solo di una transcodifica visiva o c'è qualcosa di più? Se le stesse sostanze espressive sono chiamate a vestire un'identità attoriale in un mondo digitale, sono da considerarsi solo un ultimo sviluppo della mutazione dei materiali a cui assistiamo da anni, o rappresentano un caso specifico di mediatizzazione? Siamo solo di fronte al ribaltamento delle nostre abitudini percettive, delle nostre aspettative e dei nostri criteri di apprezzamento, oppure stiamo assistendo, attraverso lo sviluppo continuo del Metaverso, a manifestazioni inedite di un mondo ancora in costruzione? Questa riflessione si propone di indagare i diversi aspetti inerenti all'evoluzione della materialità, fino alla sua dissoluzione fisica (materialità immateriale), e di capire quanto - e se - gli strumenti semiotici a nostra disposizione possano aiutarci.

Pubblicato
2023-11-10
Come citare
Ceriani , G. (2023). Materialità immateriali: il paradosso delle skin. E|C, (38), 223-229. Recuperato da https://mimesisjournals.com/ojs/index.php/ec/article/view/3107