Questo numero speciale di B@belonline, vuole essere una sorta di instant-book sulle tematiche tragiche del 2020, un anno in cui il mondo è stato colpito da una pandemia devastante e inaspettata, i cui effetti sulla vita personale, comunitaria e sociale aumentano con il trascorrere del tempo. La scienza in tutte le sue declinazioni ha parlato, non solo tecnici e economisti, ma anche sociologi e psicologi; da tutti una parola di autorevolezza, finora unici punti di riferimento per noi smarriti abitanti di un mondo improvvisamente deserto. In questa agorà forse è mancata la parola di filosofe/i, proprio quando invece sarebbe stata necessaria anche una riflessione critica da parte loro. Ma di quale filosofia si tratta? Certamente di quella turbata e smarrita, non di quella trionfante, dispensatrice di certezze, quella del quaerere non dell’affirmare, quella del “pensiero senza ringhiera” di Hannah Arendt. Nella consapevolezza della profonda influenza che linguaggio e pensiero esercitano sulla realtà e viceversa, il fascicolo raccoglie una piccola ma significativa costellazione di termini chiave destinati non solo agli addetti ai lavori, ma a tutti coloro che, frastornati e in cerca di senso, trovano nel lessico filosofico una lente per comprendere la difficile realtà presente. L’Atlante si divide in due parti: la prima raccoglie i lemmi ‘decostruttivi’, che prendendo atto della situazione critica, cercano di chiarire e mettere a tema gli aspetti ‘negativi’ della pandemia. La seconda parte invece presenta quelli che possono essere i termini positivi, che permettono di vedere la luce in fondo al tunnel e di costruire una nuova concezione della comunità umana e della biosfera. Anche in una devastante pandemia infatti può esserci del buono, si può apprendere come affrontare l’inatteso, come agire per il futuro, come comportarsi affinché ci sia un futuro.