Pratica pietrificata: esiste una coreografia vernacolare dei movimenti neandertaliani?
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Parole chiave

Tecniche del corpo · chaîne opératoire · Teoria della pratica · Processualismo · Post-processualismo · Produzione di strumenti in pietra

Come citare

Richter, J., & Breyer, T. (2024). Pratica pietrificata: esiste una coreografia vernacolare dei movimenti neandertaliani?. Mechane, (7), 111-130. Recuperato da https://mimesisjournals.com/ojs/index.php/mechane/article/view/4642

Abstract

Gli strumenti in pietra preistorici permettono una dettagliata comprensione dei movimenti del corpo umano e della mobilità di individui e gruppi. Questa prospettiva comportamentale, radicata nella cosiddetta “Archeologia Processuale”, è il punto di partenza del nostro approccio volto a decifrare le coreografie vernacolari della vita quotidiana dei primi esseri umani. Utilizziamo siti della penisola di Crimea per descrivere la mobilità umana su tre scale differenti. Tutti i siti sono occupati dai tardi Neandertal, risalenti a circa 45.000 anni fa. Su piccola scala, ricostruiamo metodi per la produzione di strumenti in pietra con braccia, mani e dita, all’interno della cinesfera o spazio cinestetico di un singolo individuo Neandertal. Le performance incarnate della scheggiatura vengono considerate “tecniche del corpo” nel senso di Marcel Mauss. Altre due scale vengono trattate con minor dettaglio: su scala intermedia, un piccolo accampamento viene considerato come un “palcoscenico” coreografico per movimenti del corpo umano (camminare, stare in piedi e sedersi) relativi allo smembramento di tre animali cacciati nelle vicinanze e portati nell’abitazione. Su larga scala, confrontiamo un gruppo di siti che presumibilmente appartenevano allo stesso sistema di mobilità stagionale, descrivendo così un itinerario annuale degli umani attraverso il loro paesaggio. Suggeriamo conclusivamente l’opzione di comprendere artefatti e oggetti come espressioni di una pratica antica, guidata da una coreografia vernacolare.

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