Abstract
Miguel de Unamuno con la sua poetica del Cristo situato a El Prado e Foucault con la sua analisi filosofica delle Meninas, sono due prospettive che hanno cercato di affrontare la raggiunta utopia dell'arte di Diego Rodríguez de Silva e Velázquez, ma non furono le uniche. Parliamo di nessun luogo perché nelle sue pennellate dedicate a temi sia laici che religiosi, possiamo percepire ciò che solo un raffinato esponente della paradossale essenza culturale della Spagna poteva raggiungere: rendere eterno l'attimo riconoscendo il valore mistico della realtà, la sacralità che attendono circostanze quotidiane apparentemente insignificanti. María Zambrano e José Ortega y Gasset, con gli strumenti del pensiero spagnolo, hanno saputo decifrare questo enigma che incarna la spiritualità del realismo spagnolo. Nella Madrid degli Asburgo convergono il dubbio metodico cartesiano e l'imperfezione della realtà umana e barocca di Caravaggio.