Abstract
Senza formalizzare una teoria dell’evento Hannah Arendt articola le proprie riflessioni intorno a tale concetto, tanto sul piano storico quanto sul piano ontologico. Dal punto di vista ontologico, l’evento è quella discontinuità che introduce una nuova possibilità di processo e si origina nella facoltà di agire. Verranno ripercorse le implicazioni di questa concezione, riflettendo su tre determinazioni dell’evento (natalità, miracolo, fondazione) a partire dalla teoria arendtiana dell’agire. L’evento in quanto natalità permette di riabilitare pienamente la dimensione pratica dell’essere umano all’interno del discorso teoretico, ponendo l’agire a fondamento dell’esistenza. Esso manifesta l’unicità dell’essere umano ed è la condizione di possibilità della storia. L’evento ha poi la qualifica di un miracolo nel manifestare la libertà umana come assoluta spontaneità. La discussione di questo aspetto permette di analizzare la concezione arendtiana del processo (naturale e storico) e di porre le basi per comprendere la sua concezione del tempo storico come ‘costellazione di eventi’. Infine, l’evento si dà come configurazione di una novità assoluta che al tempo stesso incide profondamente sul tempo storico, manifestando se stesso nella sua capacità di durata. In quanto tale, esso diviene fondativo, inaugurando e conservando una nuova istituzione politica. Indagare la nozione di evento costituisce la premessa indispensabile per comprendere la concezione arendtiana della storia. Infatti, pensare la storia dal punto di vista dell’evento significa comprenderla a partire dalla dimensione del possibile.