Abstract
La teoria dello ‘stadio dello specchio’ è stata elaborata in diverse fasi dallo psicoanalista Jacques Lacan e poi ripresa dal filosofo Maurice Merleau-Ponty in più momenti. Il valore di questa riflessione è così profondo da rappresentare ancora oggi un campo d’indagine aperto. A tal proposito, l’articolo intende seguire in una prospettiva critica le differenti interpretazioni che nel corso del tempo si sono susseguite, prestando particolare attenzione al rapporto tra lo schermo cinematografico e il soggetto e valorizzando, al contempo, alcuni elementi di convergenza tra i due pensatori.