Abstract
L’articolo affronta le emozioni corporee intese come elementi essenziali dell’architettura e vuole reinterpretare in termini fenomenologici il sublime. Assumendo la riflessione kantiana come punto di partenza, il saggio definisce il ‘sublime fenomenologico’ come un’emozione vissuta dal corpo e suscitata dal superamento della concettualità da parte della sensibilità. Nel dibattito attuale la metafora del corpo non è più in grado di garantire l'ordine e il significato simbolico, poichè si rivolge alla sfera delle esperienza spaziali. Questo, in definitiva, è l’esito della critica, con toni diversi in Husserl e in Merleau-Ponty, alla ‘compossibilità’ e alla ‘rappresentazione’. Tale critica ha indirizzato l’esperienza del sublime alle emozioni che un corpo sperimenta nello spazio. Come mostra lo spazio architettonico contemporaneo, il corpo e lo spazio sono intrecciati in modo affettivo; tale co-appartenenza, tuttavia, non è caratterizzata da emozioni positive, ma da piaceri negativi, ossia da conflitti, tensioni e sospensione del significato.