Faust e la filosofia

Poche figure nell’arte e nella letteratura incarnano le tensioni e le contraddizioni del moderno con la stessa intensità di Faust: la ricerca della conoscenza e la frustrazione dei suoi limiti, il bisogno e la crisi di un rapporto con la trascendenza, l’alleanza tra il demonico e il demoniaco, il fascino dell’azione e la scoperta della sua impossibile innocenza – in breve, il dramma di un’umanità contesa tra la statura delle proprie aspirazioni e la finitezza del proprio destino. Da Christopher Marlowe a Goethe – che ha forse consacrato il mito faustiano più di ogni altro –, da Thomas Mann a Fernando Pessoa e Paul Valery, per arrivare fino agli adattamenti musicali di Schumann, Liszt, Wagner e Gounod e a quelli cinematografici, tra gli altri, di René Claire, Richard Burton e Aleksandr Sokurov, ciascuna delle versioni di questo mito ha messo in luce sfumature diverse, che hanno fatto dialogare l’archetipo del patto mefistofelico con audience e contesti che sono andati via via mutando.

Attraverso lo specchio di Faust, in qualche modo, l’arte della modernità sente continuamente il bisogno di riflettere su se stessa. La convinzione alla base del presente numero monografico, Faust e la filosofia, è che, proprio per questo, il personaggio di Faust rivesta una singolare – ma spesso trascurata – rilevanza filosofica. Che cosa si è pensato o è ancora possibile pensare attraverso questa figura? Quali spazi e orizzonti assegna questo mito moderno al pensiero e alle sue ambizioni? Il rapporto tra Faust e la filosofia è di profonda intimità non solo perché quello di Faust, amante della sapienza, è per certi versi il mito della filosofia stessa, ma anche perché tanti filosofi  (da Hegel a Nietzsche, da Adorno a Benjamin, da Bloch a Böhme, da Spengler a Lukács, da Steiner a Jung e Gadamer) si sono esplicitamente appropriati della sua tragedia (in particolare nella sua redazione goethiana), per chiedersi innanzitutto se in essa fosse da leggere una critica o una celebrazione dello sguardo e del mondo moderni.

Il numero monografico Faust e la filosofia invita studiose e studiosi a inviare contributi che si confrontino con le diverse dimensioni di questo rapporto, in una o più delle seguenti direzioni, tra le molte possibili:

 


– il significato filosofico della figura di Faust e/o di opere su Faust. Quali problemi filosofici – o, eventualmente, metafilosofici – consente di tematizzare il mito e la figura di Faust? Quale rappresentazione dà Faust – o danno i vari Faust – della filosofia e della ricerca del sapere? E in particolare: quali problemi estetici fanno emergere una o più versioni di questa tragedia in relazione all’immagine del genio, al tema della bellezza, al rapporto tra il sapere discorsivo e il mondo della sensibilità e dell’immanenza? Un’attenzione peculiare verrà riservata in questo senso naturalmente al Faust di Goethe, che rappresenta un fortunato compendio della sensibilità estetica del suo autore e che in modo complesso e sfaccettato si posiziona nel dibattito speculativo del suo tempo.

l’appropriazione del Faust da parte della filosofia. La storia di Faust – e di nuovo, in particolare, il Faust di Goethe – costituisce un vero e proprio topos della filosofia da Nietzsche a Gadamer. Quali sono gli elementi ricorrenti di queste appropriazioni filosofiche? Quali, viceversa, gli estremi ermeneutici a cui esse approdano? Incoraggiamo contributi che prendano in esame e problematizzino alcune di queste traiettorie o alcuni casi paradigmatici di letture filosofiche di Faust e dei Faust, specialmente tra quelle meno note.

il “Faust” come case study: filosofia, arte e letteratura. La fortuna del mito di Faust in molteplici ambiti dell’arte e nella filosofia fa della sua vicenda un case study potenzialmente interessante per porre alcuni problemi estetologici in ordine al rapporto della filosofia con le arti e alle “forme” del pensiero. In che modo la filosofia può lavorare sulla letteratura o sull’arte? In che modo l’arte e la letteratura – prima ancora – possono essere filosofiche? Il Faust di Goethe può ad esempio essere inserito nella secolare tradizione del “poema filosofico”? Particolarmente apprezzati saranno contributi che riflettano in una prospettiva filosofica sulle dinamiche di intermedialità e di intertestualità che riguardano la tradizione di questo mito nel suo passaggio tra linguaggi artistici diversi, o tra il dominio dell’arte e quello della filosofia.

Faust come archetipo della condizione e dell’esperienza umane. Nella figura di Faust si è voluto spesso vedere un ritratto della condizione esistenziale moderna. Sebbene le diverse versioni della tragedia restituiscano diverse diagnosi, in tutte si riconosce il tentativo di fare i conti con alcuni tratti costitutivi dell’esperienza umana: il confronto con la finitezza, il bisogno di senso, trascendenza e conoscenza, l’esperienza di frustrazione e tensione che a questo bisogno spesso si accompagna. Quali interpretazioni della condizione umana sono sottese alle diverse interpretazioni di questo mito? In che misura Faust può essere considerato un archetipo della condizione umana in generale e in che misura la sua figura è invece radicata nel moderno? Può il mito di Faust essere usato per leggere la condizione umana contemporanea? Qual è il nesso, se esiste, fra la figura del Faust e la sensibilità estetico-filosofica del nichilismo? Incoraggiamo contributi che mettano in risalto in una o più di queste chiavi il significato esistenziale del mito faustiano.

 

Abstract e articoli devono essere inviati a entrambi questi indirizzi email:

alberto.merzari@accademiadiurbino.it

luca.zanetti10@unibo.it

Scadenza per l’invio degli abstract: 15 giugno 2025 (comunicazione di accettazione entro: 30 giugno 2025)

Scadenza per l’invio degli articoli: 31 gennaio 2026

Lingue accettate: Inglese, Tedesco, Francese, Italiano

Lunghezza dell’articolo: max. 40000 caratteri (bibliografia inclusa)

Gli articoli devono essere completi di un breve abstract in inglese e di cinque parole chiave in inglese

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